Giustizia: guida ai referendum del 12 giugno

Giustizia giusta: guida ai referendum

Giustizia giusta: guida ai referendumIl 12 giugno, oltre alle elezioni amministrative, si voterà anche su cinque quesiti referendari abrogativi, relativi al tema della giustizia e sui quali sono state raccolte le firme necessarie nel corso del 2021. Si tratta dei referendum sulla “Giustizia giusta”, una serie di proposte che, qualora riescano a raggiungere il quorum e vedere una prevalenza di sì, potrebbero dare un cambio radicale al sistema della giustizia in Italia. I temi protagonisti di questa tornata referendaria sono i seguenti:

  1. Riforma del CSM

Il CSM (Consiglio Superiore della Magistratura)  è organo di amministrazione della giurisdizione e di garanzia dell’autonomia e dell’indipendenza dei magistrati ordinari. Ha rilevanza costituzionale in quanto espressamente previsto dalla Costituzione, che ne delinea la composizione (art. 104) e i compiti (art. 105). Esso adotta tutti i provvedimenti che incidono sullo status dei magistrati. Provvede inoltre al reclutamento e alla gestione dell’attività dei magistrati onorari. Ha infine il compito di giudicare le condotte disciplinarmente rilevanti tenute dai magistrati (Fonte: Quirinale). I promotori del referendum, intendono contrastare la regola che impone, ad un magistrato che voglia candidarsi a membro del CSM, di raccogliere tra le 25 e le 50 firme, trovandosi così costretto ad avere il supporto di una delle correnti presenti all’interno dell’organo. Con l’abrogazione della norma, si tornerebbe al sistema del 1958, che non prevedeva raccolta firme ma solo la semplice candidatura (Fonte: Giustizia Giusta);

  1. Equa valutazione dei magistrati

I Consigli Giudiziari si qualificano come organi territoriali dell’autogoverno; svolgono una attività consultiva nei confronti del C.S.M., redigendo pareri relativi alla progressione di carriera, al cambio di funzioni e ad altre evenienze della vita professionale dei magistrati. Oltre a ciò, i Consigli Giudiziari svolgono attività istruttoria nell’ambito dei procedimenti relativi alla magistratura onoraria. Con riguardo alla composizione dell’organo, va rilevata la variabilità del numero dei componenti in ragione dell’organico magistratuale del distretto: integrano il C.G. tre avvocati ed un professore universitario in materie giuridiche nei distretti con organico maggiore di 350 magistrati; due avvocati ed un professore nei distretti con organico minore di 350 magistrati (fonte: Consiglio nazionale forense). Il Comitato promotore, con la vittoria del Sì, punta a riconoscere anche ai membri “laici” (avvocati e professori) di partecipare attivamente alla valutazione dell’operato dei magistrati. Con il sistema attuale, infatti, pare esserci un vulnus democratico: la sovrapposizione tra “controllore” e “controllato”, che sembra rendere poco attendibili le valutazioni e pare favorire la logica corporativa (fonte: Giustizia Giusta).

  1. Separazione delle carriere dei magistrati sulla base della distinzione tra funzioni giudicanti e requirenti

Con il sistema attuale, i Magistrati possono più volte passare dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa. Secondo il Comitato promotore, un sistema del genere non fa altro che favorire il seguente fenomeno: un PM costruisce un’inchiesta e poi, d’un tratto, si ritrova ad essere giudice, infrangendo quindi la terzietà e la trasparenza dei ruoli. Con la vittoria del Sì, il magistrato dovrà scegliere all’inizio della carriera la funzione giudicante o requirente, per poi mantenere quel ruolo durante tutta la vita professionale (fonte: Giustizia Giusta).

  1. Limiti agli abusi della custodia cautelare

Con il provvedimento che dispone la custodia cautelare, il giudice ordina agli ufficiali e agli agenti di polizia giudiziaria che l’imputato sia catturato e immediatamente condotto in un istituto di custodia per rimanervi a disposizione dell’autorità giudiziaria (Art.85 del codice di procedura penale). Stando al Comitato promotore, la custodia cautelare troppo spesso diventa uno strumento del quale si abusa: circa mille persone all’anno vengono incarcerate e poi risulteranno innocenti. Con la vittoria del Sì, Resterebbe in vigore la carcerazione preventiva per chi commette reati più gravi e si abolirebbe la possibilità di procedere alla privazione della libertà in ragione di una possibile “reiterazione del medesimo reato” (fonte: Giustizia Giusta).

  1. Abolizione del Decreto Severino

La legge stabilisce la sospensione dall’incarico di un amministratore pubblico, su richiesta del prefetto e del ministero dell’interno, per un periodo di almeno diciotto mesi per i condannati, anche solo in primo grado, per reati come corruzione, concussione, abuso d’ufficio, peculato. Un cittadino che abbia subìto una condanna di questo tipo può però candidarsi a una carica pubblica ed essere eletto, ma poi eventualmente decadere (fonte: Internazionale). Il Comitato promotore ritiene che nella stragrande maggioranza dei casi in cui la legge è stata applicata contro sindaci e amministratori locali, il pubblico ufficiale è stato sospeso, costretto alle dimissioni, o comunque danneggiato, e poi è stato assolto perché risultato innocente. La legge Severino ha esposto amministratori della cosa pubblica a indebite intrusioni nella vita privata. In caso di vittoria del Sì, il procedimento non sarà più automatico. Di volta in volta, sarà il giudice a decidere quale provvedimento prendere (fonte: Giustizia Giusta).
Verso la fine del 2021, nell’ambito del format Percorsi Democratici, come Associazione di Promozione Sociale Polygonal abbiamo avuto modo di parlare dei pro e dei contro di ciascun quesito referendario, con Gianmatteo Sabatino (Ricercatore). Vi invitiamo a seguirlo, per avere ulteriori delucidazioni.

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