“Libere! Il nostro NO ai matrimoni forzati”: conosciamo libro e autrice

25 FEBBRAIO (ORE 17:00), BIBLIOTECA ELIO FILIPPO ACCROCCA

Presentazione libro “Libere! Il nostro NO contro i matrimoni forzati”, di Martina Castigliani

Libere! Il nostro NO ai matrimoni forzati,Fatima, Yasmine, Zoya, Khadija e Xsono cinque ragazze che hanno deciso di ribellarsi alle nozze forzate. Per essere libere hanno rinunciato a tutto: sono fuggite lontano da casa, hanno rotto ogni rapporto con la famiglia, sono state costrette a cambiare identità. Qui si raccontano in esclusiva, nonostante i rischi: il rifiuto non è mai stato accettato e sono ancora oggi in pericolo. Se hanno deciso di esporsi è «per tutte le altre», obbligate a subire violenze. Un libro corale e un’inchiesta su un fenomeno che riguarda centinaia di invisibili. In Italia, di matrimoni forzati si parla se una ragazza viene uccisa: Saman Abbas è solo l’ultimo caso strumentalizzato da politica e talk show. Questo racconto dà voce a chi si batte per cambiare le cose: il regista Wajahat Abbas Kazmi, la consigliera comunale Marwa Mahmoud, l’insegnante di italiano Tashina Us Jahan; Tiziana Dal Pra, fondatrice della onlus Trama di Terre e la prima a rompere il silenzio; Alessandra Davide, educatrice e operatrice antiviolenza. Della forza dei No – da Franca Viola in poi – parla Angela Maria Bottari, che da deputata si batté contro il matrimonio riparatore. La postfazione di Cinzia Monteverdi ricorda l’impegno della Fondazione il Fatto Quotidiano per le donne sopravvissute alle violenze. I proventi derivati dai diritti d’autore saranno donati a Trama di Terre.

 

Martina Castigliani, Giornalista a ilfattoquotidiano.it. Nata all’ombra del fiume Po, sono fuggita dalla pianura estrema poco prima di innamorarmene. Tutto è iniziato alla Gazzetta di Reggio, corrispondente da Guastalla: doveva essere il lavoretto per arrotondare e non sono ancora guarita. A un certo punto qualcuno mi ha detto che il futuro era solo all’estero e così è partito il mio giro per tornare a casa: da Bologna a Maastricht (la città e non il trattato) passando per Istanbul fino a Parigi dove mi sono laureata all’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales in cose in cui c’entrava sempre la politica. Ho avuto più biciclette che case e in ogni lingua “in cui ho vissuto” ho difeso l’accento emiliano con spirito di resistenza all’invasore straniero. In una delle piovose estati francesi ho lavorato per la Maison des journalistes, una casa che accoglie i giornalisti esiliati che provengono da tutto il mondo: hanno perso tutto, ma il pomeriggio si trovano per scrivere un pezzo. Un giorno uno di loro mi ha chiesto io da cosa stessi scappando. E così ho deciso di tornare.

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